Come scoprii di essere lesbica

Scritto da , il 2013-07-30, genere gay

Sono la più piccola di tre sorelle, con 7 anni dalla prima e 4 dalla seconda, e frequentavo ancora le elementari quando loro già andavano a scuola da sole e portavano a casa i primi amorini. Già da allora avevo, per loro e per mia madre, una elegantissima signora della buona borghesia cittadina, una vera a propria venerazione perchè erano come io avrei voluto essere; Disinvolte, eleganti, intelligenti, belle e sicure di sè. Con i primi turbamenti dell'adolescenza cominciai a maturare una personale visione del mondo, e guardavo amiche di mamma e sorelle in vari modi. Mi piacevano i loro profumi, annusavo giacche e foulard lasciati all'ingresso, e delle congiunte amavo l'odore dell'intimo nella cesta, per verificare se somigliasse al mio. Nemmeno per sogno; loro erano profumate pure lì, e se lo slip era vecchio di un giorno, l'afrore del loro sesso nn dava disgusto, ma anzi sapeva di buono. Col tempo i ragazzi cominciavano a ronzarmi intorno, e io nn dovevo fare altro che imitare le mie sorelle, che belle com'erano, ambite e contese, presto avevano imparato a farsi desiderare e corteggiare. La più grande, donna di passioni e di umori viscerali, divenne una vera e rinomata mangiatrice di maschi, e difficilmente la vedevo con lo stesso più di una volta. A volte mi piaceva spiarli in camera, dove avevamo delle vecchie porte attigue mai chiuse abbastanza (non sono certa che lei nn se ne accorgesse) e vedere quanto fosse brava a condurre il gioco e come sapeva stregare gli uomini col sesso e con la sensualità. Quando prendeva in bocca il loro attrezzo, sembrava fosse per mangiarli, piuttosto che succhiarli. E le iniziative che prendeva facevano supporre che fosse lei il capo, e a letto si faceva come voleva lei! Vidi entrambe fare sesso in ogni maniera, prenderlo in ogni orifizio e godere in modo animalesco e nn rinunciare a qualunque sfida mai, per soddisfare i loro desideri; Urlare anche con noi in casa, che papà era sempre al lavoro o con amici (lui nn amava stare con le troppe donne di casa) e mamma che fingeva nn accorgersi. Gli uomini in questo scenario facevano la parte di belle statuine, alla mercè delle mie sexy sorelle, che li usavano come pezze da gettare. Anche io percorsi quella strada e pochi anni dopo avevo già avuto decine di esperienze, e nn c'era orifizio che nn mi avessero penetrato, anche con più maschi alla volta. Ma gli uomini mi stufarono presto, troppo propensi al sesso e troppo disposti ad umilarsi per averne. Le donne erano meglio, più belle, più intelligenti e più sicure. E le mie sorelle erano il massimo tra tutte. Così l'attività di voyerismo divenne da saltuaria a costante, e guardando quelle femmine prodigiose finii per innamorarmene. Per fortuna fui sempre discreta e per fortuna doppia, loro erano innamorate di me, sotto tutt'altri aspetti, naturalmente. Ero la loro piccola, la cocca di mamma, e potevo fare con loro quello che volevo. Conoscevo ormai troppo bene le cavità di ognuna, e il profumo dei loro umori femminili, giacendoci intere notti nei letti, o facendone compagnia in bagno. Ancora all'età di 15 anni scoprii che potevo baciarle, carezzarle e strusciarle a mio piacere, senza nessuna protesta, purchè nn fossero impegnate con uomini. Anche la mamma. E scoprii che mi dava molto più piacere stare con loro che con qualunque uomo al mondo, in qualunque dose. Da quando la più grande andò a vivere da sola cominciò ad invitarmi spesso da lei, presentandomi gli uomini che si portava a casa. Ho il sospetto per farmici andare insieme, dato che avevo smesso di frequentarne. Come mi aspettavo, tutti mi facevano una discreta corte, che diventava più accanita se lei era assente. Ma una sera che dormivo da lei la sentii rientrare a notte fonda, rumorosa e agitata come avesse bevuto. Non era triste, tutt'altro, ma era frenetica e direi eccitata. Mi alzai e andai a verificare il suo stato, e lei fu ben lieta di vedermi sveglia, perchè disse che aveva proprio bisogno di compagnia e la mia era la migliore che poteva sperare. Bevve ancora qualcosa e me ne offrì. Mentre si spogliava, sfilando un tacco 12 che esaltava le sue belle gambe, e carezzandosi cosce e polpacci per sfilarsi un attillatissimo tubino nero sotto cui facevano lustro di sè dei collant sottilissimi lucidi e delicati, e un intimo che avrebbe destato anche un gay ultracentenario. Io osservavo ammirata e parecchio interessata. La abbracciai e per un pò parlammo, dei suoi uomini, dei suoi problemi e dei suoi progetti, e lo facemmo strette nelle braccia una dell'altra, con le mani che si cercavano e le bocche vicine fino a sfiorarsi. Per nn dover alzare la voce, ma anche perchè le sue labbra carnose erano un irresistibile invito. E il suo alito alcoolico ma buono, un'elisir. Carezzandola finii per incrociare le sue lunghe gambe e con esse il folto pelo che lo slip in disordine aveva scoperto. Non c'era ansia o accanimento in me, ma mia sorella cominciava a perdere lucidità, e si accasciava lentamente sul cuscino, lasciando il suo corpo perfetto alla mia mercè. La sua posa era involontariamente lasciva, che mi faceva suppore stesse già sognando un immaginario appuntamento erotico, causato forse dal movimento delle mie mani e del mio corpo. Ero con le mani sul suo sesso, che assestandosi lei consegnava a me del tutto ignara. Io senza pensarci due volte avvicinai le mie labbra ai suoi turgidi capezzoli e li succhiai, mentre le mani scorrevano svelte lungo le cosce, carezzandole per arrivare dritte alla vagina, dove cominciai una dolce manovra masturbatoria. Emise solo un laguido verso di assenso, prima di perdere completamente i sensi, ed io inebriata da quel profumo penetrante, da quella spledida figura femminile e da quel mio desiderio latente ma finalmente libero di appagamento, la baciai con grande passione, con la lingua, prima dentro la figa fino alla stanchezza, poi prendendole la testa tra le mani da dominatrice, e scoprendo definitivamente che preferivo le donne. Il mattino dopo le confessai il mio gesto (ma nn completamente, nn le dissi della lingua nel suo buchino) e la scoperta della notte precedente, e lei per tutta reazione mi riservò un dolce sorriso accompagnato da una delicata carezza

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