I ragazzi della casa accanto

Scritto da , il 2013-06-24, genere gay

“Non so cosa fare, Sam.” Mi disse Ada mentre eravamo seduti nella sua cucina per un caffè. "Bill vuole che tenga i ragazzi questa estate."
Ada ed io eravamo diventati buoni amici dopo il suo divorzio di tre anni prima. Suo marito, Bill, aveva preso con se i loro due ragazzi e si era trasferito.
Ero stato contento di vederli andare via, i ragazzi erano rumorosi e Bill un vero cazzone.
“I ragazzi devono essere abbastanza grandi ora," ho detto.
"Lo sono, non li riconosceresti," sospirò.
Alcune settimane dopo quando ritornai a casa vidi una macchina davanti alla porta di Ada. "Hmm," ho pensato. "E’ probabile che siano Bill ed i ragazzi."
Quando andai disopra e guardai nel giardino di Ada vidi i due ragazzi, Carlo e Michele.
Tre anni li avevano cambiati e sembravano piuttosto eccitanti nei loro pantaloncini e t-shirt.
Più tardi, quella sera, notai che la macchina se n’era andata, ma quando guardai fuori della mia finestra della cucina vidi che i due ragazzi erano ancora da Ada, avrei avuto due bei ragazzi da guardare per tutta l’estate. Cominciai a pensare di nuovo a tutti i “divertimenti” che avevo avuto alla loro età.
La mattina seguente mentre scendevo dalle scale, la vista di pelle nuda catturò i miei occhi. Dalla finestra del pianerottolo potevo vedere nella camera da letto degli ospiti di Ada. Carlo e Michele erano nella stanza e si erano appena svegliati. Carlo era seduto sul lato del letto completamente nudo e potevo vedere il didietro di Michele ancora sdraiato a letto. Pensai che fosse strano che i due dormissero nello stesso letto. Carlo si alzò e fui in grado di dare una bella occhiata al suo giovane corpo sodo. Riuscii solo a dare una breve occhiata al suo gonfio cazzo intonso prima che si girasse ed andasse all'armadio, mostrandomi un bel sedere.
Mi spostai dalla finestra in modo che non potessero vedermi. Carlo si mise un accappatoio ed uscì dalla camera. Michele rotolò sullo stomaco, tirò via le coperte e di allungò. Aveva un’erezione mattutina furiosa e dovetti darmi una stretta all’uccello quando cominciò a giocare col suo attrezzo. Se lo accarezzava su e giù e poi alzò il sedere in aria e pompò la sua carne dura con ancora maggior forza.
Dio, come avrei voluto potermi unire a lui; non doveva essere troppo eccitato perché presto si sedette e scivolò fuori del letto, tirò su i pantaloncini ed uscì dalla stanza. Aspettai un po’, sperando che uno o ambedue tornassero, ma non lo fecero e così andai a fare colazione.
Dopo di allora presi l'abitudine di controllare qualsiasi cosa stesse succedendo di là mentre salivo o scendevo dalla scala. Alcune sere più tardi fui fortunato quando salii per andare a letto. Avevo già spento la luce della scala e quando arrivai al pianerottolo e guardai nella camera dei ragazzi, i due erano sdraiati sul letto completamente nudi.
Quello che veramente mi eccitò fu che avevano un’erezione e se la stavano carezzando. Stavano parlando mentre pompavano il loro sodi grossi uccelli.
Mi sarebbe piaciuto sentire quello che stavano dicendo. Rimasi vicino alla finestra col pene in mano, carezzando la mia cappella e tirandomi le palle.
Quasi mi persi quando Carlo alzò le gambe, mostrò il culo a Michele e Michele cominciò ad infilarci un dito. Carlo chiuse gli occhi e si avvolse le mani intorno al culo stretto per tenere le gambe in aria. Michele si bagnò le dita, le fece scivolare nel culo esposto del fratello e cominciò a fargli un ditalino. Quando ero giovane non avevo mai potuto fare una cosa del genere con mio fratello! Questi ragazzi erano sicuramente fortunati. Carlo stava veramente partendo anche senza essere toccato, presto si spruzzò un carico enorme di bianco sperma bollente sulla pancia stretta. Era quello che aspettavo. Pompai il mio uccello finché non sparai un grosso carico sopra il pianerottolo. La sensazione era così intensa che non potei fare a meno di lamentarmi rumorosamente.
Mi dovetti lamentare un po' troppo forte, i ragazzi mi sentirono e guardarono verso casa mia. Mi tirai rapidamente via dalla finestra ed aspettai fino a che non fui sicuro di poter salire.
Alcune settimane più tardi, Ada mi disse: "Non c’è qualche cosa che potresti far fare ai ragazzi? Si annoiano, potresti farti tagliare il prato tutti i giorni." disse con una risata.
"Potrebbero dipingermi il recinto. E poi c’è la cantina, è un po’ che non la pulisco."
"Fammi sapere quando vuoi che inizino; e non dovrai neppure pagarli."
La mia cantina era la confusione più completa, c'erano ancora accumulate scatole che non mi ero preoccupato di aprire da quando mi ero trasferito dieci anni prima. Pensai che i due ragazzi ed io avremmo potuto ordinare le cose in un giorno o due cominciando dal sabato seguente se fossero venuti.
Liberai uno spazio in giardino dove avremmo potuto sistemare la roba di cui non avevo più bisogno ed andammo a lavorare. Scendemmo in cantina e quando tiravo giù una scatola ne controllavo il contenuto, Carlo e Michele portavano fuori la roba che non mi necessitava più. Per la maggior parte si trattava di roba da spazzatura, se non l’avevo usata per dieci anni chiaramente non serviva.
A mezzogiorno avevamo vuotato la maggior parte della cantina e, con mia sorprenda trovammo una vecchia stuoia di lotta dietro alle scatole.
"Cos’è?" Chiese Carlo.
"E’ una stuoia di lotta della mia vecchia scuola, quando avevo la vostra età facevo lotta e quando la scuola comprò delle stuoie nuove l’allenatore mi permise di portare a casa questa. Mi chiedo cosa ci fa qui."
Diedi ai ragazzi una scopa e feci pulire il pavimento e le ragnatele. Quando la cantina fu abbastanza pulita ed ordinata, presi la stuoia e la misi in mezzo al pavimento.
"Sono distrutto" disse Michele sedendosi sulla stuoia.
"Sì, anch’io.” disse Carlo e si unì al fratello.
"Vado a prendere della birra." Dissi. "Rilassatevi un momento, ragazzi."
Andai disopra, mi tolsi la camicia, presi un po' di birra e degli snack e ritornai dai ragazzi. Con mia sorpresa si erano tolti le t-shirt e stavano sdraiati sulla stuoia con solo gli shorts.
Diedi a ciascuno una birra e mi inginocchiai sulla stuoia davanti a loro in modo di vedere le loro cosce. Carlo aveva le gambe incrociate e non riuscivo a vedere niente, ma Michele le aveva solo piegate e con mia delizia non portava le mutande. Potevo vedere chiaramente le sue palle.
"Così, cosa fate a scuola, ragazzi?" Chiesi.
"Io sono nella squadra di nuoto." disse Michele.
"I gioco a calcio." aggiunse Carlo. "Così tu hai fatto lotta?"
"Si, e avevamo anche un buon allenatore." aggiunsi. "Era anche un uomo eccitante." Dissi con un sorriso.
"Sì? Cosa faceva fare?" volle sapere Carlo.
"Oh, qualche volta ci faceva lottare nudi."
"Davvero?" disse Michele con interesse. "Non ti diventava duro?"
"Qualche volta, ma quello che fa l’allenatore è sempre ben fatto, è meglio che non dica niente."
"No, racconta" ha detto Carlo con un luccichio negli occhi.
"Quando ce l’avevamo duro ci masturbava fino a che non diventava molle. C’era un ragazzo veramente duro, Tommaso, che doveva masturbare quattro volte prima di fgarglielo diventare molle."
"Cazzo, come mi piacerebbe che i nostri allenatori facessero qualche cosa del genere! Il tuo allenatore non ha avuto guai?" ha detto Michele mentre spostava una gamba di fianco, mostrando un po’ di più le palle ed anche la base dell’asta.
"No, era una piccola città e la gente non era ansiosa come lo sono ora," dissi io.
"Ragazzi, se qualche cosa del genere accadesse nella nostra scuola, verrebbe messo in prigione," disse Carlo. "Anche l’allenatore lottava nudo?"
"Oh, sì. Lo faceva con noi e ricordo ancora la sensazione del suo corpo quando ci si allacciava," ho detto io.
"Ha masturbato anche te?" ha chiesto Michele.
"Sicuro. Mi ha anche permesso di toccarlo," ho detto io.
I due ragazzi erano evidentemente eccitati ed i loro pacchi si stavano riempendo.
"Wow, racconta," ha detto Carlo, mentre faceva scivolare la mano negli shorts.
"Una volta, dopo la doccia, ero rimasto per ultimo ed ero da solo con allenatore. Lui era ancora nella doccia ed io ero seduto sulla panca ad asciugarmi quando lui uscì. Si avvicinò e cominciò a parlare dell’allenamento. Io ero sulla panca e la mia testa era in linea col suo cazzo. Quando si asciugò i capelli, il cazzo cominciò a dimenarsi davanti a me. Quasi mi toccava il naso, io allungai una mano e lo toccai."
"E lui cosa fece?" Chiese Michele palpando la sua erezione nel pantaloncini.
"Niente. Continuò ad asciugarsi i capelli lasciandoselo toccare. Non ci volle molto e il suo cazzo era bel duro."
"Come era diventato grosso?" ha chiesto Carlo.
"Circa come il mio quando lo è."
"Quanto grosso?" Chiese Michele "Perchè non ce lo fai vedere?"
"Volete veramente vederlo?" chiesi.
"Naturalmente!" ha detto Carlo. "Noi ti mostreremo i nostri."
Mentre mi alzavo e facevo scivolare via i miei pantaloncini, i due ragazzi alzarono i culi dalla stuoia e si tolsero gli shorts." Mi inginocchiai a gambe aperte in modo che loro potessero vedere il mio uccello che già stava pulsando con una goccia di perlacea pre eiaculazione sulla punta.
"Sì, il cazzo dell’allenatore era lungo così." Dissi mettendo una mano alla base della mia asta e l'altra alla punta.
I due ragazzi afferrarono i loro uccelli e cominciarono a carezzarli.
"Poi cosa successe?" incalzò Michele.
"L’allenatore finì di asciugarsi, lasciò cadere l’asciugamano sul pavimento e pigiò la mia faccia contro il suo inguine. Mi disse di leccarlo e succhiarlo, mi disse che sarei diventato un uomo."
"Lo facesti?" Chiese Carlo.
"Sì," ho detto con un ghigno.
Carlo era veramente eccitato ed alzò istintivamente le gambe, mettendo in mostra il suo sedere per me. Immediatamente mi ricordai quello che lui e Michele avevano fatto la notte che li avevo spiati e feci correre le dita contro le sue rotonde natiche sode fino a che non raggiunsero il suo morbido, umido buco increspato. Mi chinai, lo schiaffeggiai e poi leccai il suo tenero buco prima di continuare con la mia storia.
Michele vide quello che facevo ed alzò anche lui il culo. Prima di continuare dovevo toccare e leccare il suo bocciolo di rosa.
Quando le mie dita furono nei loro due buchi stretti, caldi ed appiccicosi, continuai su con la mia storia.
"L’allenatore si afferrò il cazzo con una mano ed i miei capelli con l'altra. Spinse la grossa cappella nella mia bocca e poi spinse il resto centimetro dopo centimetro. Chiaramente io stavo sbavando come un pazzo e pompandomi l’uccello come se non mi facessi seghe da un mese."
"Che sapore aveva il suo cazzo?" Chiese Carlo.
"Era liscio e veramente succoso," ho detto mentre facevo scivolare sempre più profondamente le dita nei due giovani buchi.
"Dio, non posso credere che potesse succedere una cosa del genere!" Esclamò Michele. "Il mio di nuoto è veramente grazioso e ha questo bel cazzo grosso che dovrebbe avere un buon sapore, ma io non mi fiderei mai a fare qualcosa."
"Magari lui sta solo aspettando che tu faccia qualche cosa" ho suggerito.
"Mi piacerebbe!" gemette Michele. "Poi cosa accadde col tuo allenatore?"
"Mi tolse il pene di bocca e lo usò per schiaffeggiarmi la faccia, era caldo, bagnato e veramente appiccicoso."
"Ohhh!" Carlo emise un anelito ed afferrò la mia mano. Il suo buco strinse le mie dita e capii che stava per sparare. Spinsi le dita più profondomente finché non spinsero con forza contro la sua prostata e la strofinarono.
"Oh, caaazzooo," gemette. "Oh merda!" Ha gridato. La sua prostata battè contro le mie dita e la sua asta tremò e proietto fiotti bianchi di sperma. Rimasi stupito dalla distanza a cui spruzzò; dovevo assaggiarlo, così mi chinai in avanti e pigiai le mie labbra contro la sua cappella che continuava a sparare. Grossi fiotti di calda crema di ragazzo rivestirono l'interno della mia bocca.
Non avevo assaggiato niente di così buono da quando avevo succhiato l’allenatore tanti anni prima.
L’altra mia mano era ancora seppellita profondamente nel sedere di Michele. Lui si chinò e cominciò a leccare la sborra dal torace e dallo stomaco del fratello. Il suo buco stava afferrando così strettamente le mie dita che quasi mi faceva male. Il gusto dello sperma di suo fratello lo stava facendo diventare selvaggio. Quando fu chiaro che stava per venire spostai la testa ed ingoiai il suo cazzo sbavante. I suoi spruzzi erano forti come quelli del fratello ed il sapore dei succhi dei due ragazzi che correvano giù nella mia gola mi estasiarono. Estrassi la mano dal culo di Carlo, l’abbassai e presi il mio uccello. Era rivestito di pre eiaculazione. Bastò strofinarlo alcune volte ed esplosi coprendo il mio mio inguine con un strato di sperma. Le sensazioni nel mio pene erano così intense che dovetti estrarre l’altra mano dal sedere di Michele e carezzarmi cazzo e palle. Mi sentii debole e mi sdraiai tra i due ragazzi.
Stordito li sentii scendere sul mio inguine e dividersi il mio sperma.
Quando ebbero finito si sdraiarono ai miei fianchi e ci coccolammo.

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