I segreti della zia - capitolo III

Scritto da , il 2013-06-17, genere dominazione

Arrivati davanti casa di lei, Marco parcheggiò e spense il motore.
Marco prese sia la borsa della zia, sia quella voluminosa in baule. Arrivati alla porta, fu lui ad aprire trovando le chiavi nella borsa di lei.
Entrò e bloccò la zia sulla porta, lasciandola perplessa.
"Prima di entrare, c'è la questione del Mcdonald da sistemare..."
"Marco, fammi entrare per favore, prima è stato istintivo, mi spiace veramente per aver aperto bocca." incredibile! si rendeva conto che si stava addirittura scusando con lui per

essere stata disubbidiente!
"Togliti l'abito prima di entrare, in casa devi essere sempre nuda."
"Ma... qui??" non poteva crederci... bastava che un vicino uscisse di casa, o un passante girasse la testa....
"Ricominciamo con le manfrine zia?"
"i-io..." si morse il labbro, si guardò attorno velocemente e si sfilò il vestito, precipitandosi verso l'interno. lui chiuse la porta e si voltò verso di lei, sorridendo.
"Sei proprio una gran figa zia..."
Quanto avrebbe voluto strozzarlo! lo odiava! ma nemmeno poteva replicare che lui...
"zia, ti ho fatto un complimento, ringraziami."
A testa bassa, lei disse "grazie marco..."
"Molto bene... mettiti in posizione però, mani dietro la schiena."
Lei eseguì, a testa bassa.
Lui continuò "ho fatto qualche piccolo acquisto oggi, e non vedo l'ora di farti vedere quante cosine simpatiche ho preso. ah, grazie per i soldi, zietta, hai pagato tutto tu, ma

vedrai che ne sarà valsa la pena."
Sempre a testa bassa, Patrizia cercava di capire cosa le aspettava per quel pomeriggio... aveva la speranza che tutto si esaurisse con quel giorno, che Marco si cavasse le sue

schifose voglie e poi tutto finisse.
E, invece...
"mi raccomando il discorso dei soldi,zia. So che la scuola ti deposita lo stipendio in banca, quindi siamo a posto, per il resto, amministrerò io tutto quanto. Così hai un

pensiero in meno."
Era inorridita.
Nuda davanti a lui, privata dei soldi, costretta ad umiliarsi a domandare la chiave del bagno di casa sua... in che mani era finita?
"Hai qualcosa da obbiettare zia? ti vedo perplessa." chiese lui ghignante e facendo un minaccioso passo verso di lei.
"No-no... è solo che... anche il bagno..."
"Sì, anche il bagno. Così pure il discorso vestiti. Qui in casa ovviamente sempre nuda, se dobbiamo uscire, sceglierò io cosa farti indossare. A parte il fatto che dovrò comprarti

qualcosina di più adatto al tuo ruolo di mia troia di compagnia... ma ci penseremo domani."
Lei scosse la testa, disperata.
"Zia, ringraziami, sto provvedendo alle tue cose."
"Gra-grazie Marco."
"Oh! stavo dimenticando una cosa importante" riprese lui "ovviamente, tu non puoi godere se non sono io a concedertelo. Quindi, scordati anche il masturbarti."
Questo la lasciò del tutto atterrita. Che significava questo discorso? Naturalmente le faceva schifo che lui la usasse, e la costringesse al limite per farla implorare, come era

naturale che purtroppo sentisse anche ora il bisogno di dare sfogo da sola alle sue voglie, dopo il trattamento del mattino... Ma come sperava di poterla obbligare a non toccarsi?

Non poteva certo controllarla 24 ore su 24!!
"E adesso andiamo pure in camera da letto, che così ti mostro gli acquisti, zietta tettona."
La faceva sempre camminare davanti a sè, a lui piaceva guardare quel bel corpo, e l'imbarazzo di lei che ben sapeva quale spettacolo offrisse.
Giungi in camera, Patrizia notò come Marco avesse già tra le mani la videocamera. Questo la spaventava oltremodo.
"Inginocchiati qui davanti a me zia, che il primo film del pomeriggio riguarda la tua bella bocca da pompinara."
Senza possibilità di replicare, e con la mano di lui che prendendola per i capelli le imponeva di inginocchiarsi, Patrizia non potè che ubbidire.
Gli aprì i pantaloni con due dita, quasi a voler dire con quel gesto quanto ribrezzo gli facesse suo nipote, poi abbassò le mutande, e chiudendo gli occhi iniziò il suo lavoro di

bocca, lasciando ricadere le mani lungo i fianchi.
Marco intanto filmava tutto e a piccoli passettini la costringeva ad arretrare verso la base del letto, così che in breve la donna si trovò come schiacciata tra lui e il mobile.
In questo modo, non era più lei a condurre il pompino, ma era lui che le scopava lentamente la bocca.
"Proprio una bocca calda... lavora bene con la lingua zietta, e abbonda pure con la saliva."
Le guance di Patrizia si rigarono di lacrime, mentre mulinava la lingua e si sforzava di non soffocare quando lui glielo infilava tutto in bocca con affondi che duravano qualche

istante. Il pannello del letto le impediva di indietreggiare con la testa, ed'ora sentiva di nuovo la mano di lui che la afferrava per i capelli.
Un altro affondo, e la sua bocca si riempì del seme di lui. Sempre per non soffocare, fu costretta ad ingoiare, ma alcuni rivoli le colarono fuori dalla bocca.
Istintivamente, alzò la mano per ripulirsi, ma Marco la fermò, mentre estraeva il cazzo dalla bocca di lei.
"No, no, non ripulirti. Voglio filmare ben bene anche il tuo visetto sporco di sborra... Ecco... come sei bella, e devo dire che è stato piacevole. Non ripulirti e vai a stenderti

sul letto."
Mentre lei si stendeva, Marco frugava nella borsa. Ne estrasse alcuni oggetti.
"Prima sono stato in un sexy shop, e ho comprato delle cosine che non potrai non apprezzare... tipo queste polsiere e cavigliere, così ti posso legare più velocemnte." Detto ciò,

si mise subito all'opera attorno al corpo di lei, e in breve Patrizia si ritrovò immobilizzata di nuovo, legata ad "X" sul letto, con le gambe spalancate fin quasi a farle male.
Marco la filmò ancora, bisbigliando "stupenda..." poi appoggiò la videocamera su un piccolo armadio, assicurandosi che l'inquadratura abbracciasse il letto e la zia.
Patrizia, che ostinatamente guardava dall'altra parte, non poteva vedere cosa Marco aveva estratto dalla borsa.
"Guardami zia." impose Marco. Lei voltò la testa verso di lui, che reggeva in mano un vibratore di notevoli dimensioni.
"No... sussurò..." era un oggetto che non prometteva proprio nulla di buono.
"Lo useremo spesso zietta, più tardi però." lo appoggiò sul letto, e si spogliò completamente.
Poi disse "invece questo lo collaudo subito..." Patrizia non ebbe nemmeno il tempo di realizzare la frase, che un dolore lancinante partito dalla coscia l'attraversò.
Come vide cosa reggeva Marco, si mise a divincolarsi, a tirare le polsiere, ma pochi istanti dopo si arrese.
L'aveva colpita con un frustino.
"Questo spero di usarlo poco zia... ma dipende da te, se ti comporti bene. E' un oggetto utile, e non lascia segni sul corpo. Un altro colpo per farti capire di essere

ubbidiente..."
"No no no no!!" strillò lei, ma Marco calò il colpo sui suoi seni, facendola urlare.
"Allora zia, sarai buona?"
"S-sì... non frustarmi ti prego..."
"Ti ho detto, dipende da te. Verifichiamo subito. Dimmi che sei la mia troia."
"Io..." singhiozzò lei bloccandosi, ma vide la mano di lui che già si apprestava a sferrare un altro colpo, e quindi obbedì "io sono la tua troia..."
"Brava zietta... e adesso ricominciamo il gioco di stamattina..."
Detto questo, si lanciò su di lei, baciandola ovunque, tormentandole i seni, passandole le mani in ogni angolo.
Dopo pochi minuti, Patrizia già sentiva l'eccitazione involontaria salirle nel ventre. E Marco iniziò il gioco vero e proprio.
Le infilava le dita nella figa, gliela leccava, la portava al limite per poi fermarsi. Lo eccitava da morire vederla a cosce spalancate e grondante di umori, la sentiva ansimare e

urlare, ma quello che voleva, erano l'implorare di lei.
Per un'ora andò avanti tormentandola in maniera spietata, ed ogni tanto le chiedeva sornione "dimmi zia, dimmi che vuoi che ti faccia godere"
Lei aveva gli occhi come impazziti, ansimava, non riusciva a parlare, ma ad un certo punto gridò "Basta tor-torturami porcoooooooooooHHHH" un nuovo affondo di lui nella sua figa

la fece gridare ancora.
"Porco? ancora offese, tettona? Bene... allora miglioriamo il gioco ora" disse alzandosi dal letto.
Patrizia era ricoperta di sudore, un lago tra le gambe... quella tortura la stava sfinendo. Aveva bisogno di un orgasmo assolutamente, ormai chiudeva gli occhi e vedeva solo cazzi

nella sua mente...
Impaurita dall'ultima affermazione di lui, dischiuse gli occhi per vedere cosa stava combinando.
Apparentemente nulla di pericoloso.
Stava solo spalancando le due finestre... ma che senso aveva con il condizionatore acceso...
Marco gettò un'occhiata fuori da una finestra, poi si voltò sorridendo. "I nostri vicini sono in giardino zia, si stanno godendo la giornata di sole"
Ora lei iniziò a capire. E disse "No marco, ti imploro! Non farmi questo!". Si rendeva conto che con la finestra aperta i vicini l'avrebbero sentita urlare di voglia, e cosa

avrebbero pensato????
Lui si coricò accanto a lei, parlandole con voce dolce "basta che non urli zia... non mi pare una cosa così difficile" e con calma iniziò a passarle due dita lungo il taglio della

figa.
I muscoli di lei si contrassero, si ritrovò a mordersi le labbra, a mugolare piano il suo strazio "ahhhhhhh..." sbatteva la testa a destra e a sinistra, costretta ora anche a

dover contenere le urla. Stava impazzendo sotto le dita di un aguzzino che sapeva come ridurla a un oggetto nelle sue mani.
"Bastaaah... t-t-ti pregooooo" continuava a dire lei cercando di mantenere la voce ad un bisbiglio. Ma quando lui la penetrò con tre dita, non potè non far scappare un

"AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH" di goduria ben udile all'esterno. Marco estrasse subito le dita.
"Questo l'hanno sentito di sicuro" disse sorridente, e riprendendo il lento lavorio sul taglio di lei e sui suoi capezzoli.
"T-ti scongiuro... c-chiudi....oddiomioooooo... chiudi almeno le finestre."
"Vediamo... che ore sono? le sei del pomeriggio... diciamo che tra mezz'oretta le chiudo, è solo mezz'ora zia, sono certo che resisterai senza far sentire a tutti quanta voglia

hai di cazzo."
"Io... non... non ce la faccio... più..."
"Dimmi zia... di cosa hai voglia..." le sussurrava lui, mentre aumentava la velocità del massaggio.
"No... oddio... no..." si agitava lei, mentre lui la sentiva ruscellare ormai tra le cosce, e sistematicamente le spalmava i suoi succhi sul corpo.
"Dai zietta, dillo..."
Lei stava capitolando, Marco diede un altro affondo, e lei si lasciò sfuggire un "MIOOOOOOOODIOOOOOOOOOOOOOO" carico di voglia che fu il suo arrendersi.
"Brava zietta" riprese lui, continuando a tormentarla "di sicuro apprezzeranno i tuoi vocalizzi là fuori... dimmi cosa vuoi..."
"Io... io..."
"Dillo..."
"H..ho... maledet-to..AHHHHHHHHHHHHHHHH HO VOGLIA DI GODEREEEEEEEEEEEE"
Marco sorrise, si alzò, sbirciò di nascosto fuori dalla finestra, contento di vedere che la coppia sposata di vicini guardava verso la casa della zia... chiuse tutto e si

ridistese accanto a lei.
Le infilò l'intera mano dentro, vedendola inarcarsi, al limite del venire.
"Hai voglia di godere... si può fare... ma devi dire bene zia, implorami, dimmi che sei una vacca e che devo spaccarti la figa"
Marco non toglieva la mano, dentro ferma, e Patrizia era in tensione estrema.
"T-ti implo-ro...AHHHHHHHHHHHHHHHHHH" urlò ancora, quando marco mosse solo un dito dentro di lei
"Sei partita bene. dì tutto...."
"M-marco... ti imploro... fammi god-godere."
"Dimmi che sei una vacca e che devo spaccarti la figa."
"M-ma non ODDIOOOOOOOOOMIOOOOOOOOOOOOOOOO STO PER" ora Marco aveva fatto un veloce su e giù, ma si bloccò ancora, generando un "NOooooooooooo" di frustrazione in lei.
"Allora zia? come si dice"
"Sono... sono una va...vacca... ti prego... spacca... spaccami la figa"
"Visto zia? in un solo giorno sei qui a chiedermi di scoparti..."
"Mi hai... umi... umi"
"Umiliata? oh, siamo solo all'inizio." Estrasse la mano, ma le dita le poggiò sul clitoride gonfio.
"Le tue urla mi hanno eccitato, ma adesso che hai dichiarato la tua voglia di cazzo, facciamo un giochino nuovo. dovrai resistere all'orgasmo per 15 minuti... se vieni prima, ti

frusto le tette. Il tempo parte ora", disse guardando l'orologio un istante e ricominciando a palparla tra le cosce.
Le urla di lei si susseguivano ora senza freni, obbligata ad un gioco sadico... Aveva rincorso l'orgasmo fino a un minuto prima, ed ora era costretta a respingerlo per un tempo

che sembrava eterno.
Urlava urlava e urlava, con lui che stantuffava, ora lento, ora veloce... poi si mise a leccargliela, e lei sentiva ormai che non avrebbe retto nemmeno altri dieci secondi...
Eccolo... inarcandosi sentì che stava per...
E lui si bloccò.
Un minuto dopo riprese a la tortura, riportandola ancora al limite, per poi fermarsi ancora.
Al quinto stop, Patrizia non capiva più nulla. Gridava senza ritegno implorazioni, gridava di frustarla ma di permettere di godere... in quel delirio non si rendeva conto che i 15

minuti erano scaduti, ma che Marco godeva nel tenerla a quei livelli...
Uno nuovo stop. e lei ad occhi chiusi attendeva che lui ricominciasse, sperando di giungere all'agognato orgasmo.
Ed invece, lo sentì scendere dal letto. Lei non capiva.
Lui osserva la sua preda ghignando, una donna con un corpo stupendo, lucida di sudore e di umori, un'insegnante ridotta ad implorare che lui la scopasse.
Sì, si sarebbe divertito un mondo.
"Sembri distrutta zia"
"Dove... cosa..." chiedeva. odiava quel ragazzo, ma il bisogno di esplodere la portava a richiedere che lui finisse il lavoro.
"Mi è venuta fame zia, faccio qualcosina da mangiare." disse tranquillo.
"Bastardo!" sibilò lei "Almeno slegami"
L'offesa le era sfuggita. Marco, dopo essersi vestito, le si avvicinò. "ancora offese... peccato... per oggi niente godere allora. slegarti? pensi che slegata potresti

masturbarti? oh no, ho pensato anche a quello. per ora, comunque resti qui."
Rimasta sola, Patriza continuò a muovere il bacino leggermente, quanto i legami le permettevano, con l'illusione di trovare da quel muoversi l'appagamento.
Era un fuoco dentro. Si sentiva sfinita e al tempo stesso sul punto di esplodere.
Doveva assolutamente cercare di calmarsi, non poteva ancora umiliarsi a chiedere a quel bastardo la concessione di godere... non...
Ma era inutile. Anche ora, nel ridicolo strusciarsi di pochi millimetri sul lenzuolo, stava la verità: avrebbe pagato purchè la facesse godere!
Bastardo! Bastardo e bastardo!
Si trattava di resistere... non poteva controllarla sempre... ed anche se era totalmente nelle mani di quel porco, almeno il fuoco che sentiva dentro si poteva spegnere...
Sentiva Marco in cucina... che fosse finita per oggi? Che la lasciasse in pace? Aveva bisogno anche di fare pipì, e di una doccia. La bocca ancora era impiastricciata dal seme di

lui...
Mentre era persa in questi pensieri, Marco riapparve.
La slegò rapidamente, ordinandole di procedere verso la cucina. Lei entrò e vide che aveva messo sul tavolo un piatto con della pastasciutta.
"Siediti zietta bella, mangia pure, che poi ti permetto di farti una doccia."
Patrizia si sedette, mentre Marco restò in piedi accanto a lei. Si accorse che non c'erano posate.
"Ma... come faccio a..."
"Con la tua boccuccia zia. Senza usare le mani, ovviamente. E voglio che mangi tutto."
"Mio Dio" pensò lei... "non mi concede tregua nemmeno un istante..."
Lentamente si chinò sul piatto, sotto l'attento sguardo di lui, e tenendo le mani sulle ginocchia iniziò a mangiare i maccheroni uno ad uno. Naturalmente, essendo pasta con sugo a

base di pomodoro, in breve il viso fu lercio. Ma continuò, piano piano, fino all'ultimo boccone.
Quando finì, Marco la guardò raggiante "bravissima zia. sarai anche in calore, ma sei stata brava a tavola."
Lei abbassò la testa, furente. Sentiva il sugo colarle lungo il viso, giù per il collo... in calore... e in effetti l'aveva fatta mangiare come una cagna...
"Su adesso, immagino tu debba andare in bagno, o sbaglio?"
"Sì..."
Lui la prese per la nuca "allora come si dice?"
"Per favore... Per favore posso andare in bagno?"
Lui sciolse la presa "da sola di certo no, chissà che combini là dentro tutta sola soletta... su, andiamo"
E così fece. Le aprì la porta, le permise di svuotarsi la vescica, stando davanti a lei, poi avviò l'acqua della doccia.
La spinse all'interno del box, e le ordinò di lavarsi ben bene. Fu una lunga doccia.
Marco se la godeva un mondo, specialmente quando la donna si passava il sapone sulle tettone e quando se lo passava piano tra le gambe, ben sapendo che ogni leggero tocco le

reinnescava l'inferno dentro il ventre.
Quando giudicò che lei ebbe finito, la asciugò lentamente, poi la fece inginocchiare nuovamente davanti a sè, facendole leccare il suo cazzo, senza prenderlo in bocca.
Una volta soddisfatto, la fece ritornare in camera, le fece distendere il busto sul letto e la legò in ginocchio non sul letto, ma ai piedi, bloccandole i polsi sui pomelli del

pannello.
Sorridendo la frugò tra le gambe.
"Ma qui è sempre un laghetto zia! Ora resta qui un momento, mentre inserisco i video nel pc e ne faccio qualche copia di sicurezza."
Patrizia quasi si era dimenticata di quei video... lei che implorava, lei che succhiava, lei che si contorceva... chi li avesse visti, avrebbe oltretutto pensato ad una femmina

assatanata... maledizione! Quel bastardo usava poco la forza... gli bastava giocare sulla sua voglia per farla crollare!
No, non sarebbe andata sempre così, sarebbe riuscita a sfogarsi e poi sarebbe stato più facile.
Marco rientrò.
"Fatto tutto zia, sei contenta? Ho anche inviato un messaggio ad un'amica, nel caso mancassi io, lei saprebbe dove sono nascosti i video... ma ora pensiamo un altro po a te, quel

corpo mi fa impazzire..."
Detto questo, prese il vibratore acquistato nel pomeriggio e senza preamboli si chinò accanto a lei e glielo affondò tutto dentro.
"AAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH NON ANCORAAAAAAAAAAAAAAAA" strillò Patrizia, mentre lui l'accendeva lo strumento e iniziava un energico su e giù nella figa di lei.
Da principio, erano solo piccole gocce che cadevano sulla moquette, poi la donna iniziò a grondare umori, che colavano anche lungo le cosce. Al solito, quando Patrizia raggiungeva

il culmine, lui si fermava.
Le passava il vibro sui capezzoli, glielo faceva succhiare dicendole "senti che buona che sei zia", per poi ricominciare la stimolante tortura.
Ben oltre un'ora dopo, tra le gambe di Patrizia c'era un alone di umidità, e la testa di lei ricadeva sul petto. Era sconvolta, ansimante, e Marco ora giocherellava con i suoi

capezzoli soddisfatto nel vederla ridotta ad uno straccio bagnato che non desiderava ora altro che di essere scopata.
Per ultimo, le scopò rudemente la bocca, sborrandole tutto in gola.
Quando si staccò da lei, che ancora tossicchiava, si sedette per terra, dinanzi al suo corpo legato.
"Sei una puttana deliziosa..." le disse...
Lei ansimava ancora. "Marco... io non ce la faccio più..."
"Vorresti un orgasmo vero zietta?"
Tutte le raccomandazioni che lei si era fatta, crollavano miseramente mentre rispondeva "... sì..."
"Ma lo avrai, puttana mia, lo avrai... lo sai bene che sta a te, nel tuo comportarti bene..."
La mente annebbiata dal desiderio la portò a chiedere "che devo fare ancora... perchè tu mi lasci libera..."
"Oh, la libertà è lunga da ottenere... partiamo dalle cose semplici. Volevi godere come prima cosa... sì o no?"
Lei, viso rivolto verso il pavimento non rispondeva.
"Zia, rispondi tranquillamente... sappi però che se mi dici di no, quel no varrà per un mese..."
Lei alzò la testa di scatto, furente, tirando sulle polsiere. Stava per urlare qualcosa, ma si trattenne, per sua fortuna.
"Pensaci bene zia..."
Lei era preda del desiderio e della frustrazione, era costretta, lo sapeva che era costretta a dire "sì!"
"Sì cosa zia? Sì vuoi godere come una vacca vero?"
Si morse il labbro... "Sì.. voglio... voglio godere come una vacca..."
Marco rise di gusto, poi provvide a slegarla. Patrizia ricadde con la testa sul pavimento, mani a nascondersi il viso.
Lui le ordinò di alzarsi, cosa che lei fece tremando.
La voltò di schiena, bloccandole ancora le braccia con i legacci. Si soffermò un minuto a palparla intensamente... c'era poco da fare, l'avrebbe scopata ogni istante, tantopiù
che ora anche toccandola lievemnte sua zia ansimava.
Prendendola per i capelli, la gettò sul letto, mentre lui stava ritto in piedi davanti ad esso.
La afferrò per e caviglie, la ribaltò pancia all'aria e la tirò verso di lui, poggiando le cosce di patrizia sulle sue spalle.
Adessso il cazzo ritto di Marco si trovava a due centimetri di distanza dalla figa di lei, che già ansimava percependone il calore, e sapendo che bastava un niente per riempirla.
L'imbarazzo e il disgusto le facevano tenere la testa quasi rovesciata all'indietro, per non guardarlo, ma la sua fighetta era umida e luccicante.
Marco appoggiò il membro sulle grandi labbra di lei, leggero, ricevendone in cambio un gemito acuto da parte della donna.
"Allora zia, facciamo così. Devi riuscire ad arrivare a godere senza emettere nemmeno un gemito, un urlo... nulla. Altrimenti, ogni volta che ti sento gemere, io mi fermo per un

minuto."
"Marco... smetti di torturarmi a questo modooooooooooooooaaaaaaaaaaahhh" urlò lei, quando marco aumento la pressione, ancora con il cazzo appoggiato per tutta la sua lunghezza

alla figa di lei.
Come aveva detto, Marco si distanziò subito.
Le tette di Patrizia, con i capezzoli duri come marmo, andavano su e giù, e il suo viso era contratto dalla frustrazione.
"Nessun gemito zietta..."
"E' impo... impossibile!"
"Su su, un po di impegno. Dipende da te godere o meno." disse tornando ad aderire piano al taglio di lei, incredibilmente bagnato.
Patrizia si tese all'inverosimile, ma riuscì a non emettere suoni.
Marco si stava divertendo un mondo, e non vedeva l'ora di sentirla mentre urlava il suo appagamento... ma tutto a suo tempo...
Iniziò a strusciare lentamente il cazzo, che scivolava facilmente tra le gambe di lei. La sentiva fremere persino nelle caviglie che teneva strette tra le sue mani.
Aumento un po il ritmo, sempre senza entrare, osservando il velo di sudore che inizia a ricoprire la donna, visibilmente decisa a non lasciarli sfuggire alcun ansito. Doveva aver

assorbito il ritmo, perchè la sentiva bagnarsi sempre più, segno che si stava avvicinando all'agognato traguardo.
Marco però era di opinioni diverse. Glielo strusciò sul clitoride e, seppur con tutta la buona volontà, Patrizia rispose con un gridolino affamato.
Lui si fermò.
"NO!!" sibilò lei, per la prima volta guardandolo, furente.
"Qualche problema, mia tettona? Occhio al linguaggio, sai che sono permaloso..."
La testa di lei ricadde all'indietro, sconfitta.
Lui stava fermo immobile, constatando quanto fosse stato facile ridurre una integerrima insegnante a schiava del cazzo... ma i giochi erano appena cominciati, da quel giorno in

avanti l'avrebbe spinta ben oltre...
Per più di un'ora la fece lottare con sè stessa, strusciandole il cazzo per darle l'illusione di poter contere le urla, ma appena si avvicinava all'oragsmo, Marco affondava in

lei, strappandole urla e gemiti, che interrompevano la masturbazione.
Alla fine Patrizia era ridotta a una donna che gli avrebbe baciato i piedi pur di godere, ed era questo che lui voleva, come Patrizia ben sapeva. Ma non poteva farci nulla, la

tortura era implacabile, e la sua vagina gonfia non poteva resistere alle continue stimolazioni.
Marco le abbandonò le cavaglie, salendo sul letto e ricacciandole il cazzo in bocca, notando come lei non tentasse nemmeno una resistenza.
Le scopò la bocca a fondo, e le fece bere ogni goccia del suo liquido.
Poi la liberò dai legami e prese altre cose dalla borsa.
Stremata com'era, Patriza da principio non fece caso all'armeggiare di lui, tenendo gli occhi chiusi. Sussurrava solo un "basta... ti prego..." flebile flebile. Solo quando lui

chiuse il collare attorno al suo collo, lei strabuzzò gli occhi.
Poteva passare certamente per un accessorio un po eccentrico ma persino elegante agli occhi di qualcuno. Ma pure sempre di un collare si trattava.
E nfatti diede subito i suoi frutti.
"Ma che fai!!" sibilò tentando addirittura di dargli una sberla.
Lui la prese svelto per i capelli "Buona zia cagna..." diceva lui mentre agganciava al collare una catena con un lucchettino "sei la mia cagnetta in calore, e quindi ti servono un

collare ed un guinzaglio..."
Lei si agitava ancora, e ancora tentava di colpirlo, ma lui diede uno strappo al guinzaglio facendola ricadere sul letto, a pancia sotto. Velocemente, fissò l'altra estremità del

collare sotto il letto. Ora Patrizia si ritrovava carponi a lottare contro quell'umiliante costrizione, ma invano.
Marco vicino a lei, si fregò le mani "e ora pensiamo alla tua ribellione".
Il primo schiaffo le arrivò sulla chiappa sinistra "AHHHHHHHHHHHH" urlò lei, ma già arrivava il secondo schiaffo sull'altra chiappa.
E poi il terzo, e il quarto. Patrizia tentava di difendersi con le mani, ma la posizione a pecorina e il collare non le permettevano altro che una ridicola rincorsa.
Dopo dieci ceffoni per chiappa, il culo di sua zia era arrossato, e lei cominciava a chiedere "perdono" di continuo.
Ma Marco voleva fosse una lezione importante. La girò veloce sulla schiena, le montò sopra, gambe divaricate con il ventre di lei nel mezzo e le bloccò le mani sotto le ginocchia.
Nuove urla, ora che lui colpiva a tutta mano i seni di lei.
Ad ogni colpo la insultava "Hai capito troia che devi obbedire e basta? slapppppp
"AHHHHHHHHHHHHHH sìììììììì!!! bastaaaaaaaaa mi fai maleeeeeeee"
Ma Marco continuò ancora e ancora, fino a quando anche le tette si arrosarono ben bene.
Finito quel momento di furia, Patrizia piangeva disperatamente.
Marco scese dal letto dicendole "se fai la brava, vedrai che ti divertirai anche tu, puttana."
Lei si mosse come per alzarsi, ma il collare non le permetteva che poche decine di centimetri di movimento "Non... puoi... non sono una cagna..."
Lui si voltò sorridente. "Oh sì che lo sei, la mia cagna in calore... però non voglio tenerti sempre a mani legate, stanotte infatti le avrai libere..."
Patrizia non si fidava di quello sguardo strano negli occhi di lui, anche se stava iniziando a covare l'idea di toccarsi durante la notte, appena lui si fosse addormentato.
Ma cosa aveva tra le mani ora?
Marco le sorrise di nuovo, tornando sul letto accanto a lei, reggeva qualcosa che lei non identificava.
"Vedi zia, voglio un po uscire con gli amici, e poi c'è il discorso del dormire... e, del resto, non potrò sempre sempre esserti accanto per controllare che tu esegua bene i miei

ordini, soprattutto per il masturbarti e per il bagno... quindi..." lasciò la frase in sospeso, mentre le faceva indossare quella specie di... di... mutandina... ma era strana

e...
Oddio!! comprese disperatamente cos'era e tentò di agitarsi, ma lui alzò la mano, chiara minaccia di nuovi ceffoni.
Stette ferma, ma ricominciò a piangere copiosamente.
Le stava mettendo una cintura di castità.
Marco armeggiò qualche istante sull'indumento, che sembrava effettivamente una mutandina di pelle, se non fosse stato per quella sorta di gancio regolabile che aveva su un lato,

chiuse il piccolo lucchetto, e osservò la sua opera soddisfatto.
Marco sorrise "cavoli, dovrò farmi un portachiavi nuovo... la chiave della tua stanza, del bagno, della cintura, del collare... beh, ne vale la pena."
"T-tu tu sei impazzito! E' troppo questo! Marco, toglimi quest'affare, farò comunque quello che vuoi!"
"Oh, quello è poco ma sicuro" riprese lui "ma vedi, ora voglio un po uscire con gli amici, e già ti immagino a masturbarti per placare le tue voglie, zietta puttana. Mentre così,

siamo sicuri che la fighettina non viene toccata... Se quando rientro trovo anche solo un segno, un tentativo, di manomissione, i miei amici li faccio venire qui a vedere quanto

troia sei. Tutto chiaro?"
Lei rimase in silenzio, inorridita pensando a quell'umiliazione che portava addosso.
Il ceffone sul seno giunto all'improvviso le fece urlare un "SI'" a pieni polmoni.
"Bene, piano piano, ma impari. Riposati mentre sono assente.... credimi, ti serviranno energie" sogghignò, poi uscì dalla stanza.
Un minuto dopo, sentiì la porta principale aprirsi, per poi richiudersi.
Era sola. Ciò che aveva sperato per tutto il giorno.
Ma si rese subito conto di essere ancora sotto tortura. La sua vagina colava, la sentiva sotto l'indumento. Lo studiò, tentando di infilare le dita sotto la cintura, ma era

evidente che la sua vagina restava inaccessibile. Provò anche a strusciare la mano tra le cosce, ma lo spessore della "mutandina" impediva di sentire anche solo lontanamente un

qualsiasi beneficio.
Impazziva. Impazziva per la condizione in cui era ridotta, collare al collo, legata al letto, il corpo stravolto dalla voglia e arrossata dai ceffoni... i capezzoli che svettavano

duri sul seno...
Si sentiva bruciare dentro, un fuoco che non poteva saziare... Cominciò a palparsi il seno e i capezzoli, incapace di tenere le mani a posto, sbatteva il sedere sul letto per la

frustrazione, per l'inappagamento...
Ore, ore di tormento. Alla fine rinunciò a toccare qualsiasi parte del suo corpo, era stata portata troppo al limite, ed ogni minimo sfregamento le dava fitte tra le cosce.
Cadde in un agitato dormiveglia. Dormiva dieci minuti, poi si risvegliava di soprassalto, ancora accaldata, a causa del collare a cui ogni tanto involontariamente dava uno

strappo... alla fine, sfinita, si addormentò profondamente.
Erano le due di notte quando Marco rientrò, silenzioso. Andò subito verso la camera della sua preda, che stava scomposta sul letto, le tettone svettanti su quel bel corpo.
Le scattò una decina di foto mentre dormiva, poi sempre in silenzio si assicurò che i lucchetti non fossero stati toccati... così era, infatti.
Sorrise notando come il lenzuolo fosse ancora umido degli umori di lei... e si era appena all'inizio.
Bene, ora doveva inserire nuove immagini sui cd che costituivano la sua collezione.
Avrebbe voluto risvegliarla per tormentarla ancora un poco, ma aveva idee precise sull'indomani, quindi preferì lasciarla dormire.
Poco dopo, guardando le immagini scorrere sul suo computer, pensò "A poco a poco tutti sapranno quanto sei troia... la mia troia..."
Sistemò le ultime cose, poi andò a letto.

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